Amore non ne avremo: 14 poesie di Peppino Impastato
Peppino Impastato, nato nel 1948 a Cinisi, in Sicilia, è una figura iconica della lotta contro la mafia. Cresciuto in una famiglia con forti legami mafiosi, Peppino scelse una strada radicalmente diversa, dedicandosi al giornalismo e all'attivismo politico.
Fin da giovane, fu profondamente influenzato dalle idee di giustizia sociale e resistenza civile, che lo portarono a fondare la stazione radio libera Radio Aut nel 1976, attraverso la quale denunciò apertamente e coraggiosamente le attività mafiose, sfidando l'omertà che pervadeva la società siciliana. La sua audacia nel parlare contro la mafia, tuttavia, lo rese un bersaglio, portando al suo tragico assassinio nel 1978, un evento che scosse l'opinione pubblica e sollevò maggiore consapevolezza sulla presenza mafiosa in Sicilia.
Oltre alla sua attività politica e giornalistica, Impastato scrisse diverse poesie che furono scoperte dopo la morte. Le brevi poesie di Peppino ci restituiscono un’immagine più intima dell’uomo, della sua malinconia e di un certo pessimismo siciliano. Ma soprattutto rivelano una sensibilità e una delicatezza fuori dal comune.
In queste 14 poesie si nasconde tutta l’umanità di Peppino Impastato: militante comunista, giornalista ma anche poeta.
1
Un mare di gente
a flutti disordinati
s'è riversato nelle piazze,
nelle strade e nei sobborghi.
È tutto un gran vociare
che gela il sangue,
come uno scricchiolio di ossa rotte.
Non si può volere e pensare
nel frastuono assordante;
nell'odore di calca
c'è aria di festa.
2
Appartiene al suo sorriso
l'ansia dell'uomo che muore,
al suo sguardo confuso
chiede un po' d'attenzione,
alle sue labbra di rosso corallo
un ingenuo abbandono,
vuol sentire sul petto
il suo respiro affannoso:
è un uomo che muore.
3
È triste non aver fame
di sera all'osteria
e vedere nel fumo
dei fagioli caldi
il suo volto smarrito.
4
E venne a noi un adolescente
dagli occhi trasparenti
e dalle labbra carnose,
alla nostra giovinezza
consunta nel paese e nei bordelli.
Non disse una sola parola
né fece gesto alcuno:
questo suo silenzio
e questa sua immobilità
hanno aperto una ferita mortale
nella nostra consunta giovinezza.
Nessuno ci vendicherà:
la nostra pena non ha testimoni.
6
Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
né il canto del gallo
né il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.
7
Passeggio per i campi
con il cuore sospeso
nel sole.
Il pensiero,
avvolto a spirale,
ricerca il cuore
della nebbia.
8
Seduto se ne stava
e silenzioso
stretto a tenaglia
tra il cielo e la terra
e gli occhi vuoti
fissi nell'abisso.
9
Fresco era il mattino
e odoroso di crisantemi.
Ricordo soltanto il suo viso
violaceo e fisso nel vuoto,
il pianto delle donne,
il singhiozzo della campana
e una voce amica:
«è andato in paradiso
a giocare con gli angeli, tornerà presto
e giocherà a lungo con te».
10
Stormo d'ali contro il sole,
capitombolo nel vuoto.
Desiderio,
erezione,
masturbazione,
orgasmo.
Strade silenziose,
volti rassegnati:
la notte inghiotte la città.
11
Il cuore batte con l'orologio
il cervello pulsa nella strada:
amore e odio
pianto e riso.
Un'automobile confonde
tutto: vuoto assoluto.
Era di passaggio.
12
Sulla strada bagnata di pioggia
si riflette con grigio bagliore
la luce di una lampada stanca:
e tutt'intorno è silenzio.
13
Nubi di fiato rappreso
s'addensano sugli occhi
in uno strano scorrere
di ombre e di ricordi:
una festa,
un frusciare di gonne,
uno sguardo,
due occhi di rugiada,
un sorriso,
un nome di donna:
Amore
Non
Ne
Avremo.
14
I miei occhi giacciono
in fondo al mare
nel cuore delle alghe
e dei coralli.