Leonardo Badalamenti condannato per la vicenda del casolare di Cinisi
Condanna a un anno e sei mesi per Leonardo Badalamenti, figlio del defunto boss mafioso Gaetano Badalamenti, al termine del processo di primo grado sulla disputa relativa a un casolare di Cinisi. La notizia è stata diffusa da diverse testate regionali.
La sentenza è stata pronunciata il 10 marzo 2025 dalla Prima sezione del Tribunale di Trapani, presieduta dalla giudice Chiara Badalucco. Badalamenti è stato riconosciuto colpevole di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, invasione di edificio e calunnia. Concessa la sospensione della pena.
L’errore catastale e la decisione della Cassazione
Il casolare al centro della vicenda, situato in contrada Uliveto (nota localmente come “chianu Napoli”), un tempo apparteneva alla famiglia Badalamenti.
L’immobile era finito per un errore catastale tra i beni confiscati e quindi nella disponibilità del Comune di Cinisi, che lo aveva ristrutturato sborsando circa 400.000 euro. Il casolare era stato sede di alcuni eventi fino a essere dato in comodato d’uso al Gal. Nel 2021 poi la consegna delle chiavi a Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato e l’intitolazione “Casa Felicia”.
Nel frattempo Badalamenti aveva presentato istanza per la restituzione del bene e nel 2024 la Cassazione aveva giudicato illegittima la confisca.
La Suprema Corte aveva stabilito che il casolare restasse al Comune di Cinisi, costretto però a pagare un indennizzo di circa 70.000€ agli eredi di Don Tano.
La sentenza e il risarcimento
Nel 2020 Leonardo Badalamenti aveva deciso di agire autonomamente, lamentando la mancata risposta dell’amministrazione comunale alle sue richieste. Sostituì le serrature del casolare scontrandosi con l’allora sindaco Palazzolo.
Badalamenti denunciò il primo cittadino al commissariato di Castellammare del Golfo, accusandolo di non aver dato esecuzione a un’ordinanza della Corte d’Assise che aveva accertato l’errore nella confisca. La denuncia venne poi archiviata.
Il Tribunale di Trapani ha stabilito che Badalamenti era consapevole del fatto che l’immobile fosse stato trasferito al patrimonio indisponibile del Comune di Cinisi e che fosse stato ristrutturato con fondi pubblici per finalità sociali.
Oltre alla condanna a un anno e sei mesi di reclusione – con il beneficio della sospensione condizionale della pena – il giudice ha disposto il risarcimento al Comune di Cinisi e all’ex sindaco Palazzolo, che si erano costituiti parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Paolo Grillo.
La difesa di Badalamenti potrebbe presentare appello contro la sentenza di primo grado.