Memorial Faro Leone: il calcio che unisce
Scritto da Vanessa Leone
Un memorial altro non è che un evento sportivo in ricordo di un personaggio dello sport.
Ma Lunedì 16 Settembre 2024, allo stadio Renzo Lo Piccolo di Terrasini, a un anno dalla sua triste dipartita, non è stato semplicemente ricordato Faro Leone, ma sono stati messi in luce il suo entusiasmo per il mondo del calcio e il suo straordinario attaccamento alla vita.
Classe '56, Faro Leone, appassionato giocatore di pallone che si divideva tra Cinisi e Terrasini considerandosi appartenente ad entrambe le squadre così come ad entrambi i paesi.
Un'idea partita dal Sindaco di Terrasini, Giosuè Maniaci, e dal presidente del Consiglio Marcello Maniaci. Quest'ultimo ha ricordato Faro con parole commosse: "Oltre a tutto quello che si potrebbe dire di lui, ciò che più conta è che era un uomo perbene, onesto. Un vero amico!"
Che avesse tanti amici lo dimostra la presenza massiccia di ex giocatori, allievi e sostenitori che hanno riempito lo stadio di Terrasini per celebrare lo sport, vero maestro di vita.
Gli amici hanno aneddoti felici da raccontare. "Anche senza il campo, sotto la chiesa Ecce Homo, mettevamo le pietre e giocavamo per strada, perché per noi il pallone era la vita! A Petrosino nel '70 ci fece vincere una partita con un gol da centrocampo. Per una settimana non si parlò d'altro!" racconta l'ex compagno Nunzio Chirco.
A Cinisi il campo era appena nato, grazie a un gruppo di 60 persone che di tasca propria lo fecero realizzare, quando Faro e i suoi coetanei poterono misurarsi con il vero gioco di squadra.
Il memorial prevede una partita, e non si poteva che disputare quella Terrasini-Cinisi che da sempre rappresenta la sana rivalità tra i due paesi limitrofi. In campo vecchie glorie e giovani promesse del calcio locale, unite allo scopo di celebrare la vita.
Già, perché non si è parlato solo di sport oggi al Renzo Lo Piccolo. "Mio papà ha subito 3 donazioni di organi per via di una brutta malattia, e fin dal primo trapianto ha promosso la donazione degli organi attraverso comunicazione ed eventi nel comprensorio, arrivando a chiedere (ottenendola) la domanda in carta di identità. Mio padre mi ha lasciato il coraggio e la voglia di vivere, di non mollare al primo ostacolo" dice il figlio secondogenito Massimiliano.
Ma è Salvo, il primogenito, ad aver accolto l'idea di quanti hanno voluto esserci oggi per non perdere di vista l'obbiettivo di suo padre: l'unione attraverso lo sport, anche oggi, in ricordo di un uomo a cui tutti volevano bene.
"Mio padre amava il calcio e amava questa terra, e oggi è la sua festa!"
Trasformare il dolore di una perdita in un momento di gioia, dare spazio al sorriso per asciugare le lacrime: un calcio ad un pallone può fare miracoli.