CINISI – Il Comune negò concessione edilizia: risarcimento da 700 mila euro per due sorelle
Scritto da Francesco Cipriano
Il Comune di Cinisi costretto a riconoscere un debito fuori bilancio e a liquidare la somma di 704.000 euro a due sorelle a cui nel 2003 era stata negata una concessione edilizia. Una questione che ha interessato sei amministrazioni comunali per più di 20 anni, due ricorsi al TAR e un appello al CGA.
Compaesano ha ricostruito la vicenda e le polemiche scaturite in consiglio comunale al momento dell’approvazione del debito fuori bilancio.
Una storia lunga 20 anni
La storia inizia nel novembre 2003, quando le sorelle Domenica e Fara Giannola presentano un’istanza al Comune di Cinisi per il rilascio di concessione edilizia per la costruzione di due edifici in contrada Case Calogero, da adibire a civile abitazione e attività commerciale.
Con nota dell’ufficio tecnico la domanda di concessione viene però respinta dal Comune, allora retto da una Commissione straordinaria: la motivazione è che bisogna prima approvare il piano di lottizzazione.
Le sorelle Giannola a quel punto presentano ricorso al TAR , che nel 2009 dà loro ragione annullando il provvedimento di diniego.
Nel frattempo però il Piano regolatore del 2006 aveva destinato quella zona a verde pubblico attrezzato, motivo per cui non è stata data esecuzione alla sentenza da parte del Comune. Temporalmente si tratta della sindacatura di Salvatore Palazzolo del 2004-2009.
Le sorelle Giannola però non si arrendono: nel 2011 citano il Comune dinanzi al Tribunale Civile di Palermo chiedendo un risarcimento di €. 3.436.873,00, ma il tribunale dichiara il difetto di giurisdizione e rimanda per competenza al giudice amministrativo.
Nel 2012 le due sorelle si rivolgono nuovamente al TAR che nel 2018 dà loro nuovamente ragione: il Comune di Cinisi viene condannato a risarcire il danno sofferto, quantificandolo nella differenza tra il valore dell’area al momento del diniego ed il minor valore assunto a seguito della variazione urbanistica; l’Ente ha comunque la possibilità di valutare una parziale variante del Piano regolatore. Il Comune, guidato in quel momento dalla prima amministrazione di Giangiacomo Palazzolo, decide di impugnare la sentenza. La palla viene quindi rimandata al C.G.A.
Il Consiglio per la Giustizia Amministrativa dispone una nuova verifica tecnica, finché il 29 maggio 2024 pubblica la sentenza con cui accoglie parzialmente l’Appello, statuendo che l’Amministrazione debba provvedere a formulare un’offerta alla controparte sulla base dei parametri indicati nella Sentenza stessa.
Nell’estate 2024 viene eletta la nuova Amministrazione guidata da Vera Abbate, che si ritrova tra le mani un contenzioso ventennale rimbalzato da un’amministrazione all’altra.
Il 27 agosto avviene un primo incontro in cui il Comune di Cinisi avanza una proposta di risarcimento; il 9 settembre avviene un secondo incontro in cui l’avvocato delle sorelle Giannola contesta l’ampiezza della superficie utilizzata dall’ Ufficio tecnico per effettuare i calcoli. Manca insomma una porzione di terreno di cui non si è ancora dimostrata la proprietà (il titolo verrà presentato dall’avvocato il successivo dicembre).
A ottobre l’Avvocato Di Stefano, che rappresenta le sorelle Giannola, presenta al Comune una richiesta risarcitoria che non sia inferiore a €. 1.005,967,25 oltre rivalutazione monetaria ed interessi. Il successivo 20 novembre al Comune arriva una Diffida ad adempiere entro 30 giorni.
Alla memoria dell’Avv. Di Stefano risponde il Segretario Generale Dott. Ricupati, che il 4 dicembre oppone diverse considerazioni e formula una formale offerta risarcitoria che due settimane dopo viene accettata: si stabilisce come risarcimento la cifra di €. 697.882,42, oltre interessi maturandi a partire dal 5 dicembre 2024 e le spese legali.
Il 30 dicembre 2024, il giorno prima della Vigilia di Capodanno, il Consiglio comunale di Cinisi si riunisce e approva il debito fuori bilancio di €. 704.102,58.
Dopo più di 20 anni, la battaglia tra le sorelle Fara e Domenica Giannola e il Comune di Cinisi giunge a conclusione.
Scarica barile in Consiglio comunale: di chi è la responsabilità?
Quello che doveva essere un puro passaggio formale si è trasformato in una polemica in Consiglio comunale, un reciproco scarica barile. Il punto era non solo liberarsi di questo debito gravoso, ma individuare la responsabilità.
Ha aperto il botta e risposta il consigliere Catalano, che ha chiesto:
“L'allora amministrazione ha seguito perfettamente in maniera idonea l'iter di questo problema, sì o no?” riferendosi alla sindacatura di Salvatore Palazzolo del quinquennio 2004-2009.
Ed è stato come aprire l’armadio degli scheletri di Cinisi. Come vedremo, ci sono tre correnti di pensiero: la prima vuole la responsabilità dei Commissari, la seconda dell’Ufficio Urbanistica, la terza delle amministrazioni Salvatore Palazzolo 2004-2014 e Giangiacomo Palazzolo 2014-2023 che hanno amministrato il paese per vent’anni.
La consigliera di opposizione Marina Matese, nel suo intervento, sottolinea che l’origine del problema è da individuare nel 2003, quando l’allora Commissione straordinaria negò alle sorelle Giannola la concessione edilizia.
“Io vorrei evidenziare che si tratta questa di una delle tante violazioni di interessi legittimi dei cittadini che in quel periodo, ricordo, non è che fu soltanto questa. Solo i signori Giannola hanno avuto il coraggio di affrontare giudizi che si sono protratti per oltre vent'anni. (…) Ma diciamo per… non voglio dire arbitrio, ma per un atteggiamento restrittivo eravamo… dobbiamo ricordarlo, eravamo in fase di pieno commissariamento, è stato denegato un diritto, un interesse legittimo. E oggi l'amministrazione comunale e i cittadini comunali ne pagano le conseguenze”.
Interviene quindi il consigliere di Viva Cinisi Nino Vitale, che ai tempi delle amministrazioni di Salvatore Palazzolo è stato prima consigliere e poi Presidente del Consiglio. Vitale scagiona l’ex Sindaco Salvatore Palazzolo e attribuisce le responsabilità all’allora responsabile dell’Ufficio urbanistica.
“Non è che voglio difendere la politica, però non è che il Sindaco può mettere la pistola all'allora, oggi in pensione, responsabile dell'Ufficio Urbanistica. A suo tempo il Sindaco assieme alla dottoressa Orlando, vanno dall'avvocato Immordino per un parere. Perché loro avrebbero ritirato il ricorso, la loro richiesta se l'Ufficio avesse firmato la concessione. Ma le cose erano due: o prendere il responsabile dell'Ufficio e portarlo in piazza davanti a tutto Cinisi e frustarlo, o revocargli l'incarico di responsabile d'ufficio tecnico. (…) Ma la colpa non è dell'amministrazione, la colpa è dell'ufficio. Perciò noi facciamo i plausi all'ufficio bene, ma bisogna dire anche quando l'Ufficio sbaglia”.
Alla consigliera Maltese risponde il Vicesindaco Anania: “Tutto quello che ha detto Lei, dei Commissari, eccetera, posso anche diciamo essere d'accordo, anche se diciamo dal 2014 in poi c'è stata un'amministrazione”, facendo quindi riferimento alle due sindacature di Giangiacomo Palazzolo, iniziate proprio nel 2014.
Interviene la Sindaca Vera Abbate: “Mi riallaccio proprio all'ultima frase che ha detto il Vicesindaco. Per non fare passare un messaggio sbagliato da quello che avete detto voi, il diritto è stato leso nel 2006 quando è stato posto il vincolo di verde attrezzato e non si è provveduto a realizzare nulla. Questo che sia chiaro: 2006”, rimandando quindi le responsabilità all’Amministrazione di Salvatore Palazzolo.
Dice il consigliere Manzella: “C'era la possibilità di potere rimediare a questa situazione, perché ci sono stati vent'anni, caro consigliere Vitale, ci sono stati vent'anni per potere sistemare questo fatto così grave. Perché questa amministrazione, l'amministrazione Abbate si sta ritrovando, ahimè e quindi di conseguenza i nostri cittadini, a pagare debiti che sono dovuti chiaramente, ma fatti da altre amministrazioni”, per poi continuare: “Lei ha detto, ha detto una cosa bella, ha detto una frase bella. Dice: “il sindaco non può mettere la pistola a un dipendente comunale”. Ma il Sindaco ha altri poteri, il Sindaco lo può rimuovere, il Sindaco può fare un atto di indirizzo, il Sindaco se vuole… il Sindaco, la politica può fare tutto e lei lo sa meglio di me. C'è stata la volontà di non dare seguito a questa cosa? Un grande punto interrogativo”.
Cerca di mettere ordine il Segretario comunale, Dott. Cristofaro Ricupati: “In questo marasma di provvedimenti giurisdizionali forse abbiamo perso di vista un atto che è fondamentale, che è la sentenza al Tar 22 del 2009. Questa sentenza, che oltretutto non è stata neanche appellata, dice testualmente che il Fondo per cui è causa era un lotto intercluso. Nel momento in cui la sentenza del 2009 attesta che questo fondo è intercluso, il giudice amministrativo continua e dice che tale lotto non poteva essere più oggetto di pianificazione perché il lotto era intercluso in quanto c'era uno stato di urbanizzazione primaria e secondaria abbastanza, diciamo, adeguato per quanto riguardava la possibilità di rilasciare un titolo edilizio valido. Quindi il giudice continua: ne consegue che l'illegittimo diniego frapposto dal Comune di Cinisi alle odierne ricorrenti concerneva un fondo che poteva essere legittimamente edificato anche in assenza di piano di lottizzazione. (…) Il Comune di quel pezzo di terreno non poteva più tenerne conto perché già si era cristallizzato con la sentenza del 2009. È tutto qua. Questo è il punto, il punto nodale lo dice il Tar nella sentenza che è impugnata.(…) Tutto il resto, o verde attrezzato, o non verde… poi chi veniva dopo, se c'era una revisione al piano regolatore, praticamente veniva recepito questo provvedimento edilizio, di rilascio di concessione edilizia e la questione sarebbe stata chiusa”.
Conclude il Vicesindaco Anania: “Bisognava dargli la concessione denegata nel 2004 e la cosa sarebbe stata chiusa. Invece non è stato fatto e siamo arrivati adesso a pagare 700.000 euro. Questa è la verità. (…) Io non voglio dare colpe agli altri e lei capisce benissimo che non voglio parlare del passato, come giustamente ha detto il consigliere Vitale, però non… non ne parliamo, però non mi spingete a parlarne perché poi uno è costretto a fare nomi e cognomi, lasciamo stare che è meglio”.
L’allusione del consigliere Manzella
Se il Vicesindaco non fa nomi, non li fa nemmeno il Vicepresidente de Consiglio Manzella.
Si limita a un’allusione rivolta al consigliere Nino Vitale: il soggetto sarebbe un ex assessore “molto vicino alla famiglia interessata di questo tema”.
Dice per la precisione il consigliere Manzella: “Ma ricordo bene, come lei ricorderà, all'interno di questa amministrazione c'era un assessore molto vicino alla famiglia interessata di questo tema. Quindi lei saprà benissimo. Chiedo a lei di fare le sue conclusioni, caro consigliere Vitale”.
Altri debiti fuori bilancio?
Ci saranno altri debiti maturati nelle scorse amministrazioni che dovranno essere pagati dal Comune, e quindi dai cittadini?
Sembra quasi un avviso quello del consigliere Catalano, che dice:
“La mia è soltanto una precisazione a questo punto, che quel famoso tesoretto, di cui tanto si vantava la consigliera Di Maggio, mi sa che non sarà sufficiente a pagare tutti i debiti fuori bilancio che ci arriveranno” per poi concludere: “Volevo solo dire che ci siamo insediati come maggioranza da appena sei mesi e ogni volta che purtroppo si apre un cassetto quello che esce fuori è assurdo”.