ELEZIONI CINISI: Intervista al candidato Salvatore Palazzolo
In vista delle elezioni amministrative dell‘8 e 8 giugno 2024, Compaesano ha intervistato i tre candidati alla carica di sindaco di Cinisi.
Salvatore Palazzolo, 71 anni, è stato sindaco di Cinisi nel 1991 e per due mandati consecutivi dal 2004 al 2014. Avvocato, è sostenuto dalla lista “Sì Amo Cinisi”.
Intervista di Francesco Cipriano
Come procede la campagna elettorale?
È stata una campagna elettorale in un certo senso anomala, perché secondo me ci muoviamo su una logica politica deteriorata, i valori non sono più quelli di una volta, c’è una certa superficialità nell’affrontare i problemi. Ma ho fiducia nel cinisaro che saprà scegliere il sindaco ideale per questo paese.
Come mai dopo dieci anni di sindacatura e dopo dieci anni fuori dal Palazzo ha deciso di ricandidarsi?
Perché io avevo già fatto il sindaco da giovincello, dopodiché due mandati consecutivi dal 2004 al 2014. Per la verità non volevo piu scendere in campo, l’ho fatto per il mio paese perché ritenevo che le candidature che si affacciavano su Cinisi non fossero soltanto inadatte e inidonee, ma anche pericolose per il paese. Ecco la motivazione per cui mi sono deciso a candidarmi, soltanto per l’amore del paese. Perché avendolo fatto tre volte, avendo settant’anni compiuti e avendo lasciato un’ ottima immagine nell’opinione pubblica, solo l’amore per il paese mi ha spinto ad andarmi a imbarcare in una questione così delicata.
Girava voce che la sua candidatura fosse contro Leonardo Biundo.
La mia candidatura nasceva perché ritenevo la compagine di Leonardo Biondo una compagine pericolosa per gli interessi del paese, una compagine inadatta dove sussistevano soltanto questuanti e postulanti, senza che ci fosse spazio per il merito, la capacità, la competenza, per la professionalità e l’amore sostanziale per il paese. Perché al di là delle parole c’è chi usa la politica per affari e carriera. Io in 70 anni non ho avuto niente, se non l’amore per il mio paese: non ho mai ricoperto incarico di governo, ho rinunciato a un posto come assessore regionale. Tutto il paese sapeva che non volevo candidarmi perché la mia famiglia era contraria, ma lo scenario che si apriva per il paese mi ha indotto a farlo.
In paese le vengono addebitate gli ultimi 20 anni di governo: anche i 10 anni di Giangiacomo Palazzolo sono una sua responsabilità?
Le faccio una domanda: se fosse vero, come mai hanno deciso di candidare me che sono stato per dieci anni fuori dal comune? Perché la mia candidatura è stata acclamata da una parte consistente del popolo se fosse vero che negli ultimi 20 anni c’è stato un disastro in questo paese? Le posso assicurare che nei miei dieci anni di sindacatura ero il sindaco di riferimento di tutti i paesi del comprensorio. Non lo nascondo: Giangiacomo Palazzolo nasce con me, ha amministrato con me. L’onestà però mi impone di dire che il suo ultimo quinquennio è stato deludente, ma si cerca di camuffare le mancanze dell’ultima sindacatura come una colpa degli ultimi 20 anni. Non ho mai avuto interessi o favorito imprese, mi sono indebitato per fare il Sindaco. Ho preso in mano un Comune sciolto per mafia e l’ho fatto diventare un paese strategico. Sono stato io ad aprire Casa Badalamenti, sono stato io a partecipare ai funerali di Felicia Bartolotta, io ho avvicinato questo paese un po’ ritroso alla figura di Peppino Impastato. Quindi non ho nulla da imparare da questa sinistra finta radical chic e velenosa, frazionista e divisiva. Io rivendico la mia natura essenziale, l’unica tessera che ho avuto è stata del Partito Socialista e la rivendico, ritengo di avere una mentalità socialista e non prendo lezioni da nessuno. Non mi possono addebitare nessuna colpa se non quella - se colpa è - di aver fatto eleggere Giangiacomo Palazzolo, che io ritengo mio delfino politico ma che nell’ultimo quinquennio non ha amministrato tanto bene.
Cosa critica dell’ultimo quinquiennio di Giangiacomo Palazzolo?
Il suo distacco dal paese, dalla strada, dalle miserie della povera gente. Io sono avverso totalmente ai social, specialmente nei piccoli centri mi piace guardare la gente negli occhi, vedere quali sono i problemi. Questo uso smodato dei social senza comunicazione diretta con la gente va a finire che ti crea un grandissimo iato. Io sono d’accordo con quella frase che diceva “I social hanno sprigionato una legione di imbecilli”. Io sono abituato a stare con la gente, sedermi sul marciapiede e incrociare la gente. Stavo tutti il giorno al Comune.
Sui suoi dieci anni da sindaco, oltre al mea culpa sull’abbandono della zona Tonnara Orsa, quale altra autocritica si fa?
La critica che mi faccio è che sono decisionista, non amo le mezze misure, attacco in maniera diretta e ciò è un difetto e un pregio. Un pregio perché significa che non ho alcun tipo di retaggio e posso fidarmi delle mie considerazioni. Difetto perché molte volte prendo decisioni in maniera radicale e in una città come Cinisi ancora abituata a una forma di ipocrisia e di collusità questo non sempre piace. Da avvocato a Cinisi ho sempre difeso la povera gente, ci ho rimesso soldi impoverendo la mia famiglia, anche l’indennità che prendevo - lo sanno tutti - la usavo nei generi alimentari dove pagavo la spesa di cittadini bisognosi. A me piace il rapporto diretto con il popolo. Ho tanti difetti, sono senza mezzi termini, parlo un linguaggio diretto per cui molti mi temono. Cinisi è una cittadina che proviene da una mentalità mafiosa e chiusa, per essere aperti come me o si è sfegatati o si è senza remore: Salvatore Palazzolo non lo può ricattare nessuno.
Più che caratteriale, le chiedevo un’autocritica politica, un errore amministrativo che oggi ammette.
Un errore che ammetto è non essere riuscito, dopo l’approvazione del progetto, di far venire l’Ikea a Cinisi. Volevo realizzare un centro commerciale diverso dai soliti, Cinisi sarebbe diventato un paese altamente economico. Nonostante 20 esposti anonimi e indagini della Guardia di Finanza il progetto fu approvato ma in seguito a cambiamenti economici l’Ikea purtroppo non è più venuta. Avrebbe dato lavoro ai giovani e cambiato la mentalità di questo paese che ancora è abituato a vecchi sistemi dei questuanti, questo avrebbe cambiato la mentalità. Ma io gioisco perché a Cinisi vengono migliaia di studenti ogni anno, ma quando vedo che alcuni compaesani non comprendono l’enormità del messaggio che proviene me ne rammarico. Se faro il sindaco cercherò di utilizzare la popolarità di Peppino Impastato per avere un ritorno turistico al paese e spero di ottenere un finanziamento per creare un centro studi al casolare.
Nell’ultimo comizio ha criticato il depuratore consortile.
Da sindaco avevo ottenuto un finanziamento di 6 milioni e mezzo per il depuratore di Cinisi, che è l’ultimo paese del Golfo di Castellammare e viene considerata area sensibile. Il depuratore avrebbe dovuto depurare al 98%; il nostro depuratore oggi depura al 60%. Quindi avevo ottenuto sei milioni e mezzo per realizzare due moduli nuovi che avrebbero portato a questo indice imposto dalla comunità europea, mentre quattro milioni sarebbero serviti per realizzare le rete fognaria. Un cambiamento del governo nazionale portò al commissariamento che snaturò - con una forma di pressione politica immotivata - questa logica accorpando Cinisi e Terrasini che fanno parte del Golfo Castellammare al Golfo di Carini, una cosa secondo me illogica che avrebbe portato la reta da Terrasini passando per Cinisi fino al Poseidon, un’opera mastodontica paurosa per l’ambiente, con costi paurosi, che avrebbe attraversato il mio territorio decimandolo dal punto di vista ambientale, da Magaggiari a Pozzallo a Orsa. Terrasini ha spinto per questa operazione, perché Terrasini non ha mai avuto la capacità di fare un depuratore in 40 anni. Di fatti l’unico paese contento del depuratore consortile è Terrasini. Cinisi sarebbe la vittima, ma anche Capaci e Isola delle Femmine sarebbero contrari. L’unico paese favorevole era Carini perché avrebbe ottenuto tutti i finanziamenti e avrebbe fatto la rete fognaria a Villagrazia di Carini. Ma anche Carini ha capito l’impatto ambientale di quest’opera e so che c’è questa posizione di retrovia. L’unico punto di scontro con l’amministrazione di Terrasini è questo, perché Cinisi non è figlio di un Dio minore. La strada è avanzata, siamo alla terza conferenza di servizi e temo che ci sarà guerra forte perché loro intendono portare avanti questo progetto e sarebbe nefasto per la nostra comunità.
Nell’ultimo comizio ha definito Vera Abbate “Cavallo di Troia” dell’Amministrazione di Terrasini: era un slogan da campagna elettorale o lo pensa davvero?
Sì, lo penso veramente, è un cavallo di Troia.
Secondo lei c’è un’ingerenza di Giosuè Maniaci nella campagna elettorale?
Sì, lo sa tutto il paese. Mai si era verificato che il sindaco in carica di un paese limitrofo si intromettesse a gamba tesa nella campagna elettorale. Mai successo. Fanno pressione anche perché la loro forza non nasce dal concetto politico: la loro forza nasce da altre cose di cui esporrò nelle sedi opportune. Vera Abbate si è prestata a questa intromissione e la sua lista è un ibrido, l’unione a freddo di due componenti totalmente antitetiche e incompatibili. Intanto la ragion di Stato li ha uniti nella lotta contro Cinniredda. Perché diciamoci la verità: il pericolo per entrambi è Cinniredda, perché nessuno può legarmi le mani.
E le componenti della sua lista?
Il mio obiettivo è traghettare una nuova classe politica che può nascere soltanto dalla mia compagine: le migliori figure di destra e di sinistra sono nella mia compagine. Io sono orgoglioso che Conny Impastato, persona dalla capacità professionale e critica molto elevata, dopo aver visto le tre compagini abbia deciso di candidarsi nella mia lista senza chiedere niente e senza l’appoggio dei suoi vecchi compagni della segreteria del PD la quale si è spopolata in mille pezzi. Uno dei rimproveri che do al mio predecessore è di non aver creato delle nuove figure giovani che possano alimentare la politica di questo paese.
L’altra sera al comizio aveva alla sua sinistra Mario Giammona del PD, alla sua destra Marco Intravaia fuoriuscito da Fratelli d’Italia: non rischiate di passare per un polpettone che non è né carne, né pesce?
La mia è una lista civica in cui confluiscono diverse anime, non lo nascondo: c’è un’anima di sinistra molto spiccata, di sei figure, e c’è anche un’anima di destra.
È stato casuale che fossero entrambi lì, ma le forze politiche non mi condizioneranno perché il mio obiettivo è amministrare bene Cinisi. Non ho difficoltà a collaborare con nessuno, tant’è che ho ottenuto finanziamenti sia dal centrodestra che con il centro sinistra, perché ho rapporti ottimi con entrambi gli schieramenti. Non transigo sull’onestà, la lotta alla mafia e la giustizia. Gli altri discorsi mi sembrano superflui. Lo schieramento di Vera Abbate non si capisce cosa sia: c’è Tamajo e c’è il peggio della Democrazia Cristiana. Da me non c’è questa cosa: ci sono alcuni candidati che appartengono al PD e alcuni candidati di Fratelli d’Italia, è vero, non lo nascondo. Ma non c’è questa forma di miscuglio, di miscellanea. Siamo in pochissimi a essercene accorti, ma tutto questo viene fatto perché c’è da mettere le mani su questo paese, ci sono interessi di affari. Per questo mi sono candidato.
Quando dice interessi di affari a cosa si riferisce?
Ci sono interessi spasmodici che riguardano molti terreni in zone nevralgiche di Cinisi: ci sono interessi sui terreni dove doveva sorgere il centro commerciale ma l’Ikea non venne. Ci sono interessi spasmodici sul cambio di destinazione di questa benedetta Via del Mare, dove ci sono i falchi pronti. Ci sono interessi sulle mutazioni urbanistiche di alcune zone di questo paese. E poi c’è una cosa che mi preoccupa e di cui nessuno parla: ci sono molti terreni che stanno diventando depositi di macchine… C’è qualcosa che gira e di cui ancora non ho la percezione diretta di quale sia la logica.
Ha destato scalpore la sua definizione dei “Talebani” che appoggiano Nino Vitale.
Questa frase ha colpito perché c’è un fondo di verità: c’è una parte della politica a Cinisi che è sempre stata frazionistica e che io per 20 anni ho sempre battuto dal punto di vista elettorale e culturale. Questa classe politica si è sdoppiata e si è annidata in parte minimale nella lista di Nino u Turcu, in parte sostanziale nella lista di Vera Abbate. Nino Vitale è stato Presidente del Consiglio della seconda sindacatura e ancora dice che il miglior Sindaco è stato Palazzolo.
I Talebani e la lista di Vera Abbate si incroceranno per fermare me.
Il papà di Vera Abbate era un vecchio socialista, un uomo di cultura, un uomo libero che aveva preso posizione in quegli anni. Ora non si capisce più niente di questa lista, che è metà tamajana, una parte non si capisce cos’è e una parte pilotata da Terrasini. Questa candidatura è nata spinta da Terrasini e da qualche talebano di Cinisi.
Un commento sul ritiro di Leonardo Biundo.
Io combattevo in maniera frontale e decisa la candidatura di Leonardo Biondo perché la ritenevo negativa per il paese. Sono sceso in campo all’ultimo momento perché il paese sarebbe andato incontro a un’amministrazione dannosa. Tutto il paese conosce la mia posizione nei suoi confronti e questo dovrebbe far meditare. Io mi sono preso grandissime mortificazioni e preoccupazione per questa vicenda giudiziaria, perché molti candidati della coalizione di Vera Abbate hanno diffuso la voce talmente diffamatoria che ha creato problemi all’interno della mia famiglia: dicevano che ero stato io ad andare dal PM a fare arrestare il parente di Biundo. Lei si rende conto dell’enormità della goffaggine: nemmeno se fossi stato Presidente della Repubblica avrei avuto questo potere. Questo mi ha creato grandissimi dispiaceri all’interno della mia famiglia.
Finito il suo ritiro, siccome sono di animo socialista e sono garantista, non mi interessa della vicenda giudiziaria e non ho fatto nessun cenno per non speculare, contrariamente a molti di loro che fanno il doppio gioco dall’interno facendo lacrime di coccodrillo. Prendo atto che questa compagine, questo ibrido, è formato dai residui della compagine originaria. Alcune considerazioni le si dovrebbero fare: dove sta la verità storica? Dove sta la legalità delle compagini? Non è che cambiando l’ordine degli addendi cambia il risultato.
Sulla Via del Mare: lei si assume i meriti, ma come mai quando fu realizzata non fu fatta la variante urbanistica per permettere il completamento commerciale della zona?
La Via del Mare l’ho realizzata io, per volontà ma anche per fortuna, grazie alla Legge Mancia.
Nella campagna elettorale 2004 ho battuto la lista di sinistra del Dottore Cucinella e una lista di Forza Italia di Salvatore Orlando. La cosa più vergognosa, a proposito di ritorni storici di crociana memoria, fu che al ballottaggio destra e sinistra si unirono contro di me per non farmi vincere. Forza Italia appoggiò il candidato di sinistra contro di me: chi appoggiò questo connubbio è stato Renato Schifani. Quando alle elezioni strapazzai il candidato di centrosinistra distanziandolo di mille voti, Renato Schifani ha dovuto prenderne atto e voleva riappacificare i rapporti con me, che io ho rifiutato per un anno. Se non ché tramite Ciccio Musotto abbiamo chiarito e abbiamo fatto la pace. Allora ho chiesto al presidente di finanziare la Via del Mare, che era un progetto non ancora esecutivo rispolverato da 30 anni prima. L’ho realizzata ex novo. In effetti, nella parte finale di Via del Mare non esiste la rete fognaria: esiste su buona parte che finisce nel nostro depuratore, ma nella parte inferiore ci sono punti non definiti. Realizzata Via del Mare ero in attesa del finanziamento di sei milioni e mezzo per fare la rete fognaria. In verità successe che io me ne sono andato e nei dieci anni successivi la variazione urbanistica di Via del Mare non è cambiata.
Ma già allora fu definita “Rue de la Mer, du maire, de la merde”: la via del mare, del sindaco e della merda. Ma sbagliando: la Via del Mare ha contribuito a cambiare la mentalità di questo paese. Lei lo sa che alle cinque sei del mattina molte casalinghe fanno footing? Io cambierò la destinazione urbanistica: nasceranno alberghi e ristoranti e la zona diventerà il volano economico di questo paese. Si, c’è un ritardo, dovuto anche a un fatto oggettivo: non si può cementificare tutto, ci sono dei coefficienti da rispettare.
Poco fa ha detto che su Via del Mare ci sono degli interessi di affari. In che modo se lei diventa sindaco proteggerà il territorio?
Non permetterò speculazioni, non permetterò che ditte o personaggi di un certo tipo si presentino sulla scena urbanistica di questo paese, non permetterò soprattutto che vengano fatte delle strutture soltanto a fini speculativi che non diano respiro a questa zona. Perché non ha senso spendere soldi per via del mare per poi permettere una speculazione selvaggia.
A proposito: nel suo programma è previsto l’abbassamento degli oneri di urbanizzazione, che da un lato può essere vantaggioso per attrarre imprese, ma dall’altro non si corre il rischio di una cementificazione selvaggia?
L’abbassamento degli oneri è un’esigenza che viene richiesta da molte imprese. Ci sono delle tariffe regionali stabilite dall’Assessorato all’Ambiente: non si può andare sotto i parametri fissati dalla Regione e rischiare di finire alla Corte dei conti. Ma se c’è la possibilità di creare un polo artigianale-industriale dove i costi siano inferiori e senza violare la legge, io lo farò; ma se dovesse contemplare violazioni o forzature alle norme regionali non lo farò. Lo vorrei fare perché Cinisi ha un’economia sofferente e chiusa, ci sono molte aziende di un certo decoro.
Io amo Terrasini e ho lo studio lì, ma questa cementificazione selvaggia che sta dilaniando il territorio non mi piace, non sono d’accordo.
Sempre nel programma parlate di riorganizzazione della macchina organizzativa e di messa a forza di figure professionali. Quali figure?
Quando ho fatto il sindaco io c’erano 160 dipendenti, oggi sono 65-70, quindi è sotto organico, c’è una mancanza di figure, dobbiamo sopperire assumendo le figure adatte. Ci sono settori critici come il settore urbanistico che è stato trascurato, bisogna non soltanto rinforzarlo con tecnici che possano coadiuvare il lavoro, ma anche con figure professionali capaci, con merito, non per ruffianagine politica o perché appartenenti alla parrocchia. Metterò ai vertici dell’assessorato all’urbanistica persone in grado di farlo.
Nel programma, sia per i lavori pubblici che per le politiche sociali come l’assistenza alle donne vittima di violenza, siete un po’ generici sui fondi. Ci sono?
Ecco, io non sono abituato a millantare. Innanzitutto il bilancio del Comune è sano, bisogna dirlo per onestà intellettuale. Il Comune di Cinisi è uno dei pochi in Sicilia sano, senza buchi e disavanzi. Ho le conoscenze adatte per ottenere molti finanziamenti: la controprova è la pioggia di finanziamenti che sono arrivati quando io ero sindaco.
Quando nel 2004, diventato sindaco da un giorno, ho bloccato i lavori della strada che fiancheggia l’aeroporto, mi stavano denunziando, ho fatto allargare quella strada che oggi è un capolavoro. Abbiamo le strutture e i mezzi, sia a livello regionale che nazionale. Non è facile avere queste conoscenze, le posso assicurare che sono ingranaggi leciti fatti solamente di competenza e professionalità e dal merito. Io altri mezzi non ne ho e non li userò mai: io non vado dall’assessore amico mio personale.
Dieci anni fa controllavo tutti gli atti, alcuni addirittura li facevo io. Sono nell’età per fare gli interessi del mio paese con molta saggezza ed è quello che farò nei prossimo cinque anni.
Sulla Gesap: la diminuzione di quote azionarie è responsabilità della sua amministrazione?
La Gesap è una società per azioni e oggi Cinisi ha una quota ridicola dell’azionariato. Nel corso degli anni ci sono stati degli aumenti di capitale che il Comune di Cinisi non ha potuto affrontare. Comune di Palermo e Camera di Commercio hanno immesso soldi massicciamente. Non potremo mai competere con il Comune di Palermo. Il problema non è quante azioni abbiamo, ma che ruolo abbiamo all’interno, perché Cinisi dovrebbe avere un ruolo fondamentale a prescindere della quota azionaria. Cinisi dovrebbe avere un ruolo fondamentale per tutti i servizi complementari all’aeroporto, come la raccolta dei rifiuti che viene fatta da una società autonoma di Palermo.
Un rapporto organico con la Gesap potrebbe portare a dei vantaggi per Cinisi e io avrò quei rapporti. Per il momento sembrerebbe che ci sia una soverchia del Comune di Palermo e un’intromissione del Comune di Terrasini e sembra che Cinisi abbia una posizione secondaria. Una situazione preoccupante. Gli unici che possono avere un rapporto con l’Aeroporto sono io. È rimasta all’aeroporto una grande persona perbene, il Dottor Petrigni, che oggi ricopre la carica di Direttore. Speriamo di fare un protocollo d’intesa con le Gesap per avere un ritorno essenziale per questo paese.
Che ruolo ha oggi la mafia a Cinisi?
Che a Cinisi la mafia fosse potentissima è un fatto storico, fino agli anni ’80 aveva un potere immenso. In seguito ai 150 morti che ci sono stati a Cinisi durante la seconda guerra di mafia e i diversi arresti, ormai è tutto distrutto, ma ci sono ancora residui di mafia e una forma di mentalità mafiosa che ancora resiste. Ma quell’invasione della mafia non esiste più sul nostro territorio. Esiste ancora in modo sofisticato nel mondo degli affari e dei colletti bianchi,
Nei miei dieci anni di sindaco non ho subito alcuna pressione, ma dire che la mafia è debellata sarebbe un grandissimo errore: dobbiamo prendere atto che il quadro è diverso, ricordandoci che residui di mafia ancora esistono e cercano di insinuarsi nella pubblica amministrazione.
Questa intervista è stata realizzata domenica 2 giugno 2024 presso la sede di “Sì Amo Cinisi” in Corso Umberto, Cinisi.