Gli interessi dei cugini D’Anna sui lavori del lungomare di Terrasini


Scritto da Francesco Cipriano

14 febbraio 2025


Oggi a Terrasini l’Amministrazione comunale ha inaugurato il nuovo lungomare, già intitolato a Peppino Impastato: cento metri rifatti a nuovo che affacciano sulla splendida costa di Terrasini. 

Erano presenti le autorità civili e religiose del territorio, oltre agli assessori regionali Alessandro Aricò e Francesco Paolo Scarpinato. 

Durante il taglio del nastro, dalle casse riecheggiava il brano “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno. Nel suo discorso inaugurale, il Sindaco Giosuè Maniaci ha ringraziato, tra gli altri, soprattutto le ditte locali per il lavoro svolto, chiedendo al pubblico un applauso. 


Dalla recente operazione antimafia si è scoperto che anche in questo progetto i presunti boss della locale famiglia mafiosa avevano i loro interessi: il subappalto di una ditta locale sarebbe stato autorizzato proprio da Salvatore D’Anna, ritenuto dagli inquirenti al vertice del clan di Terrasini insieme al cugino Alfonso. 

I cugini Salvatore e Alfonso D’Anna, appartenenti a una nota famiglia mafiosa, sono rispettivamente figli di Girolamo e Calogero, storici boss fedelissimi di Gaetano Badalamenti. Sono stati entrambi arrestati pochi giorni fa.

I lavori erano stati aggiudicati tramite gara d’appalto da due imprese - una di Troina e l’altra di Catania - per un importo al ribasso di 700 mila euro (cifra che sarebbe successivamente aumentata). Ma a garantirsi il subappalto è stato un imprenditore edile di Terrasini che a sua volta avrebbe coinvolto nei lavori di movimentazione terra una ditta di Cinisi. 

Secondo quanto affermava Salvatore D’Anna in un’intercettazione, l’imprenditore di Terrasini si era presentato al suo cospetto per ottenere l’autorizzazione per subentrare nei lavori, motivo per cui D’Anna si aspettava di ricevere in cambio una somma di denaro. 

Per quei lavori, tuttavia, il margine di profitto era risicato, come spiegava Salvatore D’Anna ad Alfonso quando parlava di “lavoro tirato”: la cifra che i due cugini si aspettavano quindi di ricevere dall’imprenditore era di 5000 euro.

Per ottenere quei soldi non sarebbe stato necessario l’uso della violenza: intercettato, era lo stesso Salvatore D’Anna a definire il proprio approccio “elegante”; e che l’imprenditore in questione, “se è cristianeddu”, avrebbe pagato quanto dovuto di sua spontanea volontà. 

“Certo, non c’è bisogno…” gli faceva eco il cugino Alfonso. 


Come se a Terrasini vi fosse un sistema collaudato che gli imprenditori della zona conoscono bene.


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