Il piano delle cosche per lo smaltimento dei rifiuti dell’aeroporto Falcone-Borsellino


Scritto da Francesco Cipriano

13 febbraio 2025


Anche sull’aeroporto di Cinisi-Palermo intitolato a Falcone e Bosellino, i due magistrati uccisi da Cosa Nostra nel 1992, vi erano le mire delle cosche locali. 

Costruito ai tempi del boss Cesare Manzella, divenuto snodo del traffico internazionale di eroina con la gestione di Gaetano Badalamenti, successivamente sotto il controllo dell’ergastolano Gaspare Di Maggio, figlio del boss Procopio, come affermato dagli stessi indagati. Ora nelle mire delle famiglie mafiose di Cinisi e Carini. 

Da quello che si evince dalla recente retata antimafia, i referenti di Carini e Cinisi miravano a infiltrarsi nel settore dello smaltimento dei rifiuti speciali prodotti dall’infrastruttura aeroportuale, con l’obiettivo di ottenere profitti illeciti attraverso la vendita di materiali di valore sul mercato nero.

Il referente della cosca di Carini sembrava essere informato di un imminente bando indetto dalla Gesap, la società che gestisce lo scalo aeroportuale, per lo smaltimento di rifiuti in seguito alla ristrutturazione dell’aeroporto.

La strategia era chiara: aggiudicarsi l’appalto per lo smaltimento delle apparecchiature esauste e dei rifiuti ferrosi grazie alla copertura di una società apparentemente idonea alla gestione del servizio. In questo modo, attraverso una gestione fraudolenta, le cosche mafiose avrebbero avuto il controllo su batterie esauste, rame, ferro e altre componenti, che invece di essere smaltiti sarebbero stati dirottati verso il mercato nero.

Un giro d’affari, secondo gli stessi uomini d’onore, che si aggira sul milione di euro.


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