Lettera al Palio dei Rioni
Durante la serata finale della settima edizione del Palio dei Rioni, Chiara Daidone legge a Michele Vitale e alla comunità di Cinisi una lettera dedicata al Palio, che pubblichiamo integralmente.
Scritto da Chiara Daidone
Caro Palio,
vieni qua, siediti con me. Volevo farti un paio di domande, posso iniziare?
Innanzitutto: come fai a tenere così unite persone che nemmeno si conoscono? Una mia amica mi ha detto che la sua vicina di casa che abita a 100 metri di distanza nemmeno la conosce ed è bianca come lei: si sono riconosciute quando per venire da te percorrevano la stessa strada.
Fuori da qui c’è un mondo di violenza, fame e morte, eppure il Palio non ci ferma, ma ci unisce e ci rinsalda.
Volevo chiederti poi come fai a non fare litigare tutti questi Sbarro, Cacafave, Chiantacipuddi, Malavicinu, Minnilordi, Cacachiese, Pericotti, Pinnasicca, Tistuni, Mazzu i ciuri, Scignu, Monaci, Sinnacheddu?
Questa gente va a prendere il caffè sempre allo stesso bar: come fai a non farli litigare?
E poi Palio, tu lo sai che i nostri bambini quando indossano le loro maglie si sentono al sicuro?
Per molti anni ho vissuto il Palio sempre da fuori, i miei amici Sbarri mi mettevano da parte la maglietta e quella diventava il mio scudo. Che io fossi a Shanghai, Torino o Milano, non c’era Santo che teneva: per me c’era il Palio e lo seguivo in differita.
Poi sono tornata e mi sono sentita parte integrante, perché tu Palio non lasci fuori nessuno, tu includi tutti e non dimentichi nessuno.
Non ti dimenticare di tutti i bambini, i ragazzi , le mamme e i papà, i capi rione e lo staff.
Tanto ci vediamo l’anno prossimo sempre qua!