SBATTI IL PALADINO IN PRIMA PAGINA - Prima parte: FABBRICARE NOTIZIE


Scritto da Francesco Cipriano


PREMESSA: COLTIVARE IL DUBBIO

Avete letto lo scorso mese una notizia che ha destato scalpore: Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, luogo simbolo dell’antimafia, finirà presto all’asta per i debiti accumulati da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, assassinato nel 1978 da Cosa Nostra.

La notizia è rimbalzata da una testata all’altra generando una grandissima confusione e una generale incomprensione.

Mi sono chiesto allora come dare questa notizia senza fare un copia e incolla da altri siti, cercando di spiegare ai lettori d Compaesano cosa stesse succedendo. Ho iniziato a documentarmi.

L’ondata mediatica era scoppiata in seguito a un articolo firmato da Sonia Sabatino pubblicato su Quotidiano di Sicilia. Da lì è iniziata una valanga virale con le altre testate che riprendevano la notizia, ognuna aggiungendo un particolare od omettendone altri.

Approfondendo la questione, però, notavo che diversi – troppi - aspetti non quadravano.

Scrollando le diverse notizie su Google, si trovavano decine e decine di articoli pubblicati quel 5 dicembre, quasi tutti copia incolla degli altri. Tutti con lo stesso titolo: Casa Memoria all’asta. A un certo punto però, continuando a scrollare, non vi erano più gli articoli del 5 dicembre, ma gli articoli della precedente ondata mediatica, datata settembre 2023. E il titolo dei diversi articoli era esattamente lo stesso: Casa Memoria all’asta.

E lì mi è suonato un campanello d’allarme: come mai la stessa notizia diventava virale per due volte nel giro di un anno?

Continuando la rassegna stampa notavo un’altra incongruenza: che le varie notizie riportate erano, in un modo o nell’altro, già state rese note da tempo. Nessuna notizia fresca, insomma. Allora come mai queste notizie venivano ribollite nello stesso pentolone per l’ennesima volta?

I giornali inoltre si riferivano a un archivio abusivo di Casa Memoria: che strano, – ho pensato – non esiste nessun archivio (inteso come immobile) a Casa Memoria.

E infine: è stato un caso che quest’ondata mediatica su Casa Memoria sia avvenuta esattamente due giorni prima del 7 dicembre, data in cui ricorreva il 20esimo anniversario della scomparsa di Felicia Bartolotta, madre di Peppino?

Man mano che approfondivo la questione, è come se i pezzi di un puzzle iniziavano a comporsi e dare un senso a ciò che stava accadendo. Solo che la storia che mi appariva era ben diversa da quella narrata sui giornali.

Per farla breve: in questa inchiesta, composta da una serie di articoli, proverò a esporvi i fatti citando documenti, prestando molta attenzione alle date e a certe tempistiche che casuali non sono, facendo anche una rassegna stampa di notizie travisate e in taluni casi totalmente inventate.

Perché in questa storia un ruolo fondamentale ha la stampa italiana, che in alcuni casi senza volerlo, in altri consapevolmente, ha prestato il fianco a una vera e propria campagna mediatica denigratoria sapientemente orchestrata con uno scopo ben preciso.

Spiegherò come sia sufficiente cambiare prospettiva per scoprire che la storia è un’altra: è la storia di un mascariamento.

Ed è lì, online, alla luce del sole, a disposizione di tutti, giornalisti e lettori. Lo è sempre stata.

Un’avvertenza, che per onestà sento di fare ai Lettori: chi scrive ha rapporti personali con gli Impastato e con Casa Memoria, un’associazione che stimo e supporto. Proprio in virtù della mia posizione, però, ho cercato di tenere ben separate la mia vita personale e professionale, al fine di non influenzare l’obiettività che richiede un’inchiesta giornalistica. È stato un percorso complicato che ha richiesto una continua verifica dei fatti e delle conclusioni che ne traevo.

Allo stesso tempo, la mia vicinanza e conoscenza dei luoghi mi ha permesso di pormi dei dubbi circa la veridicità delle notizie pubblicate, ma non solo: ho visto come una campagna mediatica e fake news abilmente inventate possano avere un impatto nefasto sulla vita delle persone che si ritrovano loro malgrado coinvolte, gettando discredito sul loro lavoro nel tentativo di infangare la Memoria.

 

LA FAKE NEWS DELL’ARCHIVIO DI PEPPINO ALL’ASTA

Iniziamo a smontare le fake news raccontate da diverse testate giornalistiche.  

La notizia che l’archivio storico di Casa Memoria sarà messo all’asta ha circolato all’impazzata sulle varie testate, ma sembrerebbe essere partita da QdS.

Dopo aver visionato le carte, posso affermare con sicurezza che la notizia è assolutamente falsa. A essere stato pignorato è stato l’immobile, non l’archivio e i 140 reperti.

Chi ha stabilito la proprietà di quei reperti? Chi ha stabilito che quei reperti sono di proprietà di Giovanni Impastato? Nessuno. Quei reperti non sono di Giovanni Impastato, ma semmai di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato Onlus, con la sua personalità giuridica. È Casa Memoria ad averli raccolti, conservati, esposti nel percorso museale. Quei reperti appartengono alla Onlus e a nessun altro.

È vero che la Soprintendenza ha imposto il vincolo a tutela dell’eccezionale interesse etno-antropologico sia sull’immobile che sui 140 reperti, ma il diritto di prelazione può essere esercitato in caso di vendita; e a essere stata messa all’asta è l’immobile, mica i reperti contenuti all’interno.  

Se così fosse, se veramente all’asta ci fossero anche i reperti dell’archivio, se ne troverebbe traccia nella relazione del perito tecnico. E invece si parla solo dell’immobile, non dell’archivio.

Se i reperti e l’archivio fossero oggetti dell’asta, dovrebbe esistere una perizia di questi beni che attribuisce a ognuno dei 140 reperti un valore. Esiste questa perizia? No.

Come fanno degli oggetti a finire all’asta se in nessun momento è stata fatta una valutazione del valore di quei beni?

Se veramente l’archivio finirà all’asta, il Lotto numero 2 che comprende l’immobile di Casa Memoria dovrebbe avere un prezzo superiore non basato solo sulla stima immobiliare di mercato, ma sulla stima del valore dei beni in esso contenuto. Ma così non è.

Non solo: la Soprintendenza, in virtù del vincolo apposto su quei reperti, avrebbe dovuta essere informata dell’imminente vendita di quei beni. Invece la corrispondenza tra Soprintendenza e il perito estimatore ha riguardato solamente l’immobile, mai l’archivio.

Quindi l’archivio di Casa Memoria andrà all’asta? No, è una bufala clamorosa.


LA FAKE NEWS DI CASA MEMORIA ABUSIVA

Casa Memoria abusiva è una fake news totalmente strampalata e costruita ad arte.

La falsa notizia è stata pubblicata per la prima volta lo scorso marzo, mentre nell’ultima ondata mediatica di dicembre è stata nuovamente perpetrata da diverse testate.

A dirci che Casa Memoria è perfettamente a norma è la stessa perizia ordinata dal giudice dell’esecuzione. L’immobile fa parte del Lotto numero 2. Scrive testualmente l’Architetto: “Il descritto stato dei luoghi corrisponde all’identificazione catastale. L’immobile è da ritenersi legittimo dal punto di vista urbanistico ed edilizio (…)”.

Punto. Non esiste nessun altro luogo associato a Casa Memoria: nessun archivio (nel senso di immobile, luogo fisico), come è stato scritto. Chiunque frequenti Casa Memoria sa per certo quali sono i locali e di sicuro non esiste nessun “archivio”. Se sui giornali vi sono stati riferimenti a un fantomatico archivio che fa parte della casa-museo, è stato solo perché qualcuno ha voluto far credere che Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato fosse abusiva.

Ho analizzato tutti gli articoli che hanno raccontato la storia dell’abusivismo, ho controllato più volte la relazione dell’esperto estimatore e gli altri documenti, per scoprire che vi è stata una palese manipolazione delle informazioni al fine di creare una notizia completamente falsa.

La creazione della falsa notizia è allo stesso tempo ingegnosa e grottesca.  

Seguitemi bene.

Tre dei beni pignorati a Impastato si trovano in via Don Luigi Sturzo. Immobili diversi, civici diversi, usi diversi. Il primo immobile è la casa in cui abitano i coniugi Impastato, inserito dal perito del Lotto 1 ma escluso dall’asta; il secondo immobile è Casa Memoria, che su quella via ha l’ingresso posteriore: questo edificio compone il Lotto 2; a qualche metro di distanza vi è un magazzino di proprietà dei coniugi Impastato che fa parte del Lotto 5. È quest’ultimo a essere stato dichiarato abusivo dalla perizia: al catasto risulta un terreno, ma in realtà vi sorge un magazzino. La stessa perizia ricostruisce la storia dell’immobile: il magazzino è stato presumibilmente costruito abusivamente tra il 1978 e il 1987 dal precedente proprietario; negli anni ’90 il proprietario lo vende al figlio; quest’ultimo nel 2005 vende il magazzino agli Impastato. Negli anni successivi viene usato dalla famiglia Impastato come un garage e magazzino dove depositare cianfrusaglie varie.

Che si tratti di un garage/magazzino di famiglia e non dell’archivio di Casa Memoria lo si può intuire dalle fotografie allegate alla relazione: è chiarissimo che quello non è un archivio. Vi si trovano all’interno sedie e tavoli della pizzeria, un vecchio motorino del figlio secondogenito di Impastato, si intravedono anche arredi di un bar il cui proprietario aveva chiesto la cortesia a Giovanni Impastato di depositarli lì, non avendo altri luoghi da usare. E lì in mezzo, lo si vede dalle stesse fotografie, ci sono alcuni cartoni JHK. JHK è un marchio di t-shirt white label, di quelle che vengono usate per stamparci loghi e grafiche. Si tratta infatti di magliette di Casa Memoria che l’associazione vende come autofinanziamento o che spesso regala. Qualche tempo fa, non essendoci spazio a Casa Memoria, Giovanni Impastato mise a disposizione il proprio magazzino. Nessun contratto, nessun archivio: solo una cortesia.

Ecco su cosa è stata abilmente costruita la fake news “Casa Memoria abusiva”: su poche scatole di cartone con all’interno delle t-shirt. Questo magazzino di proprietà di Giovanni Impastato è stato trasformato nell’archivio di Casa Memoria: una bufala colossale e grottesca, funzionale a colpire e denigrare Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato Onlus.

 

  

CASA MEMORIA ALL’ASTA PER I DEBITI DI GIOVANNI IMPASTATO CON L’AGENZIA DELLE ENTRATE: FALSO


Sul Quotidiano di Sicilia assistiamo a un vero e proprio stravolgimento dei ruoli. Il primo paragrafo dell’articolo è fuorviante. Scrive la Sabatino: “Nei prossimi giorni sarà fissata la data per la vendita di tutti i beni immobili pignorati. Il paladino dell’antimafia palermitana deve infatti all’Agenzia delle Entrate 1 milione e 300 mila euro (…)”. Ma non è vero, non è per questo che si andrà all’asta.

A dare alla storia la stessa interpretazione ci pensa il catenaccio, proprio sotto il titolo, che annuncia: “A incidere sulla decisione presa dal Tribunale del capoluogo siciliano un debito da 1,3 milioni di euro che Giovanni, il fratello di Peppino, ha contratto negli anni con l’Agenzia delle Entrate”. Ma anche questo è falso, è una chiara mistificazione: ad aprire l’iter del pignoramento che porterà all’asta è stato il creditore procedente, ovvero Dario Tindaro Veca.

L’Agenzia delle Entrate - Riscossione è intervenuta in un secondo momento, in veste di creditore intervenuto. In che modo il debito nei confronti del creditore intervenuto può influire su un iter avviato dal creditore procedente?

A sostegno della tesi che a influire sulla decisione del Giudice sia stato il debito da oltre un milione, la giornalista scrive:

Il paladino dell’antimafia palermitana deve infatti all’Agenzia delle Entrate 1 milione e 300 mila euro per “tributi, accessori ed altre pubbliche entrate per cui il debitore ha omesso di effettuare il pagamento delle somme richieste con le cartelle, intimidazioni di pagamento, avvisi di mora, tempo per tempo regolarmente notificate”, come ha scritto testualmente il giudice di Palermo nell’atto di esecuzione immobiliare.

Per scoprire se è vero quanto ha scritto Sonia Sabatino, ho cercato in quegli stessi documenti il virgolettato attribuito al giudice dell’esecuzione. Secondo la giornalista, il giudice avrebbe usato quel virgolettato nell’”atto di esecuzione immobiliare”: ma atto di esecuzione immobiliare non significa nulla. Esiste l’atto di pignoramento, esistono diversi atti che insieme compongono il fascicolo dell’esecuzione immobiliare, ma quel riferimento non è corretto, non esiste. Immagino che l’unico “atto” a cui faccia riferimento la Sabatino sia l’Ordinanza di delega alle operazioni di vendita immobiliare, con cui il Giudice dell’Esecuzione, sciolta la riserva, conferisce l’incarico all’avvocato che dovrà organizzare l’asta sulla base delle perizie depositate dal perito estimatore. Ma in quelle pagine non vi è nessun riferimento al creditore intervenuto e di sicuro non esiste quel virgolettato. In nessuna parte ho trovato quelle parole che la giornalista attribuisce al giudice. Anzi, l’unico riferimento che ho trovato è questo: “atteso che il creditore procedente ha dato impulso alla procedura, insistendo per la vendita del compendio pignorato (…)”.

Chi è il creditore procedente? Dario Tindaro Veca. È lui che ha insistito per la vendita.

Allora perché sul Quotidiano di Sicilia si afferma il contrario? 

Ho continuato a chiedermi dove la giornalista avesse estrapolato quel virgolettato attribuito al Giudice dell’esecuzione, finché dopo diversi controlli ho trovato la fonte. Solo che non si tratta di un atto firmato dal Giudice dell’Esecuzione.

Quella stessa frase la si trova in un documento che compone il fascicolo: si tratta dell’intervento nella procedura immobiliare da parte di Agenzia delle Entrate - Riscossione. E proprio lì troviamo la frase “per tributi, accessori e pubbliche entrate (…)”. Ma non è una frase del Giudice dell’Esecuzione: la firma di quel documento appartiene al Dipendente delegato di Agenzia delle Entrate - Riscossione.

Perché allora nell’articolo del Quotidiano di Sicilia a firma di Sonia Sabatino troviamo un virgolettato che la giornalista attribuisce al Giudice dell’esecuzione, mentre quella frase è del creditore intervenuto?

Quale che sia la ragione, l’effetto è uno stravolgimento della storia e del ruolo dei protagonisti. Mentre il sipario si chiude su un attore, le luci dei riflettori vengono puntate su un nuovo personaggio che viene scaraventato al centro del palcoscenico.

 

SOTTIGLIEZZE CHE CAMBIANO LA PERCEZIONE

Un altro errore che commette Sonia Sabatino nel suo articolo è quello di affermare che Giovanni Impastato ha un debito con l’Agenzia delle Entrate, che di conseguenza è entrata nella procedura di pignoramento avviata da Veca. Ma anche qui la giornalista sbaglia: a essere intervenuta nella procedura non è l’Agenzia delle Entrate, ma Agenzia delle Entrate - Riscossione. Si tratta di due agenzie diverse con compiti diversi: Agenzia delle Entrate – Riscossione è un ente strumentale che si occupa per l’appunto delle riscossioni. Questa nuova agenzia è stata creata nel 2016: prima si chiamava Equitalia, poi nel 2021 vi è confluita anche Riscossione Sicilia S.p.a, a sua volta ex Serit.

Sembrerebbe una sottigliezza, una cosa da poco, ma non lo è, perché questa semplice omissione cambia potenzialmente il senso della storia e di conseguenza la percezione – e l’opinione – che ne ha il pubblico.

Se questa storia fosse stata raccontata dieci anni fa, prima del cambio di nominativo dell’agenzia di riscossione, sarebbero stati usati altri nomi: Equitalia o Riscossione Sicilia S.p.A.

Nomi che all’epoca facevano accapponare la pelle fino a diventare uno spauracchio. Era un argomento di cui parlavano letteralmente tutti: dai mezzi di informazione alle chiacchiere da bar, le temutissime cartelle esattoriali erano diventate centrali nel dibattito nazionale. Erano i tempi del governo Monti, del post crisi economica, dell’austerità. I telegiornali continuavano a sfornare storie di imprenditori che si erano suicidati per il sovraindebitamento, di famiglie italiane in crisi che perdevano casa e risparmi, di cittadini in difficoltà che non riuscivano a risanare i propri debiti che, cartella esattoriale dopo cartella esattoriale, tra more e aumenti del debito, arrivano a una cifra esorbitante. L’opinione pubblica reagì con sdegno, il Parlamento allora varò la così detta legge Salva suicidi che permette ai debitori di concordare una soluzione con il fisco.

Nel 2016, sotto il governo Renzi, chiude Equitalia che come una fenice risorge sotto il nome di Agenzia delle Entrate – Riscossione.

L’argomento passa di moda, i debiti degli italiani no.

Dieci anni dopo, se ad avere debiti è il fratello di una vittima di mafia che vede i suoi beni finire all’asta, l’argomento torna a essere di moda. A cambiare però è la percezione che si vuole dare alla storia: adesso il debitore non è un cittadino in difficoltà finanziaria, ma è il cattivo da mettere alla gogna.

 

ALTRE INESATTEZZE NELL’ARTICOLO QDS

Nell’articolo del Quotidiano di Sicilia la giornalista ricostruisce la vicenda Veca-Impastato, ma per farlo attinge a piene mani a un articolo di Nino Sunseri pubblicato su La Verità nel marzo 2024, che titolava la falsa notizia: “Impastato, Casa Memoria è abusiva”, copiandolo palesemente e cambiando qualche parola per farlo sembrare originale. Ma copiare un articolo che contiene informazioni false porta allo stesso errore: quello di ricopiare notizie false, gli stessi errori contenuti nell’articolo originale. In una frase la giornalista riesce a fornire quattro informazioni, nessuna delle quali è corretta. Scrive infatti: “nel 2007 iniziò il processo civile che si concluse nel 2021 con la condanna di Impastato alla restituzione di 130 mila euro e il pignoramento dei beni”. Tutto sbagliato: il processo non è iniziato nel 2007 ma nel 2015; si è concluso nel 2019 e non nel 2021; la somma non era 130 mila euro, ma 124.117 euro (a maggio 2024 quella cifra ha superato i 142 mila euro); e infine, è incorretto affermare che la sentenza condanna Impastato alla restituzione della somma e al pignoramento dei beni (o l’una o l’altra, entrambe non hanno senso). La sentenza è propedeutica al pignoramento, ma sono due cose diverse.

E sbaglia ancora quando scrive che ad avere debiti con l’Agenzia delle Entrate è la “famiglia Impastato”: non è vero, a essere debitore è Giovanni, mica gli altri familiari.

Perché includere tutta la famiglia?

 

L’ARTE DEL MASCARIAMENTO

Una cosa mi è certa: le fake news dell’archivio all’asta e di Casa Memoria abusiva non possono in nessun modo essere dovute un’interpretazione sbagliata. In nessuna parte della relazione del perito estimatore è possibile giungere alla conclusione che l’archivio sarà venduto all’asta; in nessun punto è possibile dedurre che Casa Memoria è abusiva.

Sono entrambe “interpretazioni” troppo forzate per essere frutto di ingenuità o ignoranza giornalistica.

Mi rifiuto di credere che giornalisti di diverse testate concorrenti, in maniera indipendente e in tempi diversi, leggendo quelle stesse carte siano giunti tutti alla medesima ed errata conclusione. È molto più plausibile che essi siano stati indotti a credere a una certa narrazione; che gli siano stati forniti stralci o documenti incompleti; che molti, per ragioni diverse, non abbiano messo in discussione l’attendibilità della loro fonte. È plausibile ritenere che alcuni di loro fossero consapevoli.

Questo è un classico esempio di come sia possibile manipolare la stampa veicolando fake news con uno scopo ben preciso.

E non è un caso isolato: è una strategia che viene perpetrata da diversi anni.

Se da 4 anni i lettori dei principali quotidiani hanno letto quelle notizie, non è stato per l’interesse del pubblico o grazie a uno scoop coraggioso. Se a due giorni dal ventesimo anniversario della scomparsa di Felicia, o se nel giorno del 45 anniversario dell’omicidio di Peppino, avete letto notizie su pignoramento, asta, abusivismo e debiti, è stato perché qualcuno ha voluto colpire Casa Memoria gettando fango sul lavoro di anni.

In Sicilia si chiama mascariamento.

Mentre cercavo la definizione di mascariamento, mi sono imbattuto in un articolo incredibilmente esaustivo sul tema. È a firma di Salvo Fleres, giornalista e politico siciliano che per appartenenza politica si trova al mio opposto. Eppure condivido ogni sua parola.

Trovate l’articolo completo pubblicato proprio dal Quotidiano di Sicilia.

Scrive Fleres:

“Il termine in questione, nel linguaggio siciliano, assume il significato della denigrazione e della delegittimazione morale degli avversari, soprattutto se su questi risulta difficile costruire un provato “castelletto accusatorio”. In Sicilia, l’elenco delle vittime del cosiddetto “mascariamento” è particolarmente lungo e talvolta è segnato da vittime illustri. Infangare i destinatari del “mascariamento” è particolarmente facile, perché insinuare sospetti di varia natura non è affatto complicato, soprattutto se le ipotesi informative sui destinatari riguardano la condotta personale”.

Il “mascariamento” dispone di una serie di precondizioni, di una serie di esecutori e di una serie di strumenti.

Le precondizioni riguardano i motivi che inducono alcuni a voler “mascariare” altri, e spesso sono motivi di natura personale, politica, giudiziaria, commerciale, ecc.

Gli esecutori, spesso, sono giornalisti o comunicatori senza scrupoli, capaci di costruire qualsiasi montagna di “notizie”, ovviamente false e tendenziose, per ottenere il risultato che si sono prefissi o per il quale sono stati lautamente ricompensati.

Gli strumenti non sono soltanto i media, per mezzo dei quali “il mascariamento” viene divulgato, ma anche il modo attraverso cui la divulgazione avviene. I “mascariatori”, infatti, si giovano, di solito, di una fitta, anche se talvolta inconsapevole, rete di amplificatori del messaggio, i quali lo ripetono in ogni dove. Ciò accade o perché essi sono strutturalmente complici degli autori principali e dei mandanti, o perché, non essendo in grado di saper discernere il vero dal falso, si fanno “menare per il naso” sulla base del loro stato d’animo, delle loro convinzioni personali, dall’invidia, dalla rabbia (…)

Volendo concludere il ragionamento e volendo aiutare i lettori potremmo dire che, nell’apprendimento di una notizia farebbero bene a stare attenti all’uso eccessivo di condizionali, di sillogismi, di notizie di rimbalzo, provenienti da fonti non facilmente riscontrabili, o da soggetti usi a questo genere di informazione tendenziosa. Certo, non è facilissimo riuscire, ma bisogna comunque provarci perché il “mascariatore” rappresenta una delle specie umane peggiori che ci sono in circolazione”.

Ho trovato queste parole straordinariamente illuminanti.

Al prossimo episodio.


Compaesano ha contattato diversi giornalisti che hanno scritto a proposito di Casa Memoria. L’unica a rifiutarsi è stata Sonia Sabatino, che ha risposto testualmente: “Sai facendo tutto ciò a che titolo? Quello che ho scritto è tutto documentato e documentabile. Per il resto chiedo prima all’Ordine dei Giornalisti”.

In attesa che l’Ordine dei Giornalisti si pronunci, attendiamo fiduciosi una risposta, che provvederemo immediatamente a pubblicare a beneficio dei nostri lettori.


 

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