Estorsione con fattura a Capaci


Scritto da Francesco Cipriano

10 marzo 2025


Un’estorsione con tanto di fattura per giustificare l’esborso: succede anche questo nel nostro comprensorio. Un modus operandi che certamente non è nuovo, visto che diverse inchieste hanno dimostrato che già negli scorsi anni agli imprenditori colpiti da richieste estorsive venivano consegnate fatture fittizie per giustificare l’esborso. 

L’ultima operazione dei Carabinieri ha portato alla luce un caso di estorsione ai danni di un anziano imprenditore di Capaci, costretto a versare 20.000 euro a due presunti mafiosi di Carini.

L'episodio, già approfondito nell'ambito di un'indagine più ampia, ha portato l’anno scorso all’arresto di John Pipitone e Salvatore Abbate. Emerge adesso il ruolo di Salvatore Prano, che sarebbe stato incaricato di redigere una fattura fittizia per legittimare il pagamento imposto alla vittima.

L'imprenditore di Capaci, sotto pressione, chiese una ricevuta per giustificare l'esborso. Fu allora che Pipitone indicò ad Abbate il nome di Prano, ritenuto l'uomo giusto per l'operazione.

In una conversazione intercettata, i due presunti mafiosi pianificavano la realizzazione del documento.

Disse Abbate:

"Gli facciamo una fattura cartacea... e se la tiene conservata, e se la mette nella cassa da morto quando...".

(Risata dei due). 

"Gli fai fare una fattura a tuo figlioccio..." disse John Pipitone.

“Ma non ha di che... non è che fa... devi dire... se la può scaricare o meno” disse Abbate.

“Eh... e da cosa se la deve scaricare!” rispose John Pipitone. 

“Da nessuna parte del mondo se la può scaricare” concluse Abbate.

Dalle indagini emerge che Prano ricevette i dati dell'imprenditore e, nelle ore successive, inviò un' immagine con una bozza della fattura che riportava lavori fittizi: "Movimento terra, sistemazione terreno, recinzione con paletti e rete" per un importo complessivo di 24.400 euro, inclusa l'IVA.

Il giorno successivo, Prano chiamò Abbate per definire i dettagli del documento e concordare la consegna presso un bar. 

"Buongiorno Turì, ma il cantiere di questa fattura dov'è?" chiese Prano.

"A Capaci" rispose Abbate.

"Eh... l'indirizzo?” chiese Prano “Manca pure l'indirizzo del cristiano. Altrimenti poi glielo scrivi tu a penna".

"Ma non è che c'è un cantiere, è il terreno che ha lui qua, zona Carini" rispose Abbate, per poi aggiungere:

“Ma lui si mette a fare il cretino... siccome è cristiano anziano propria mi ha scocciato...Minchia è "camurruso" cavolo, "camurruso"” si lamentava Abbate.

“Lo conosco Turi', c'ho combattuto venti anni, c'ho combattuto una vita...” rispondeva Prano confermando di conoscere l’anziano imprenditore.

Il documento fittizio fu quindi realizzato e consegnato.

Da quanto hanno ricostruito gli inquirenti, un mese dopo, nel gennaio del 2022, Abbate ricevette gli assegni dell'imprenditore.

Sebbene gli inquirenti ritengano probabile che Prano fosse consapevole dell'illegalità dell'operazione, gli elementi raccolti non sono stati ritenuti sufficienti per incriminarlo direttamente per concorso in estorsione. 

Per la stessa vicenda, Pipitone e Abbate sono stati rinviati a giudizio.


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