Trent’anni fa la morte del Maresciallo Lombardo
Scritto da Francesco Cipriano
Ricorre oggi il trentesimo anniversario della morte del Maresciallo dei Carabinieri Antonino Lombardo, ex comandante della caserma di Terrasini, ufficialmente suicidatosi il 4 marzo 1995 all’interno della sua auto nella caserma Bonsignore di Palermo.
Una tesi - secondo i familiari di Lombardo - che contiene fin troppe incongruenze.
Da Terrasini al covo di Riina
Nato a Mistretta nel 1946, arruolatosi nell’Arma dei Carabinieri, nel 1980 il Maresciallo assunse il comando della stazione dell'Arma a Terrasini. Disponendo di molte fonti confidenziali, il Maresciallo Lombardo contribuì alle indagini che portarono all'arresto di Totò Riina il 15 gennaio 1993.
Secondo il figlio Fabio, il giudice Paolo Borsellino "veniva sempre da mio padre per qualsiasi notizia di cui aveva bisogno".
In una nota del 29 luglio 1992, a dieci giorni dalla strage di Via D’Amelio, il Maresciallo Lombardo riportò le dritte di un confidente che descriveva la rete di fiancheggiatori che curava la latitanza di Totò Riina: “Fonte confidenziale di comprovata attendibilità - si legge in una nota - ha riferito che in atto la latitanza del noto mafioso Riina Salvatore viene favorita dalle famiglie mafiose della noce Ganci-Spina e dai fratelli Sansone dell'Uditore. La stessa fonte ha riferito che uno dei figli di Raffaele Ganci svolge le mansioni di autista-guardaspalle del capo mafia".
Dal Ros a Badalamenti
Nel giugno del 1994 passò ai ROS della Sezione Anticrimine di Palermo, occupandosi della gestione del collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi e delle relazioni con il boss mafioso di Cinisi Gaetano Badalamenti, detenuto negli USA.
Il 14 novembre dello stesso anno, Lombardo e il collega Mario Obinu incontrarono Badalamenti nel carcere di Memphis per valutarne la possibile collaborazione. Badalamenti ammise di essere stato un esponente di spicco di Cosa Nostra e riferì che l'ascesa di Totò Riina sarebbe stata favorita dalla CIA.
A metà dicembre Badalamenti ebbe un ulteriore colloquio con Lombardo, Obinu e alcuni magistrati italiani, tra cui Fausto Cardella e Gioacchino Natoli, ma questa volta si dimostrò più reticente. Secondo alcune ricostruzioni, Badalamenti avrebbe potuto fornire informazioni rilevanti per il processo sull'omicidio del giornalista Mino Pecorelli e, come condizione per testimoniare in Italia, chiese che fosse proprio Lombardo a occuparsi del suo trasferimento.
Pochi giorni prima della partenza prevista, il 23 febbraio 1995, nella trasmissione Tempo reale condotta da Michele Santoro, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il sindaco di Terrasini Manlio Mele mossero accuse nei confronti di un non meglio specificato "ex comandante della stazione di Terrasini", che venne identificato come Lombardo. Il Comandante Generale dell'Arma, Luigi Federici, tentò di intervenire per difendere il maresciallo, ma non gli fu concesso spazio nella trasmissione. Contemporaneamente, il pentito Salvatore Palazzolo dichiarò che Lombardo era "avvicinabile". A seguito di questi eventi, la missione negli Stati Uniti venne annullata.
“Suicidio”
Il 25 febbraio 1995 fu ucciso Francesco Brugnano, confidente del maresciallo. Il suo corpo fu ritrovato il giorno successivo nel bagagliaio di un'auto. Questo episodio, unito ad altri segnali percepiti da Lombardo, lo convinse di essere stato isolato: in quei giorni avrebbe affermato che "il sospetto e la delegittimazione, in Sicilia, sono sempre stati l'anticamera della soppressione fisica".
Il 4 marzo 1995, Lombardo fu trovato senza vita nella sua auto, all'interno della caserma Bonsignore di Palermo. Si sarebbe tolto la vita con l'arma d'ordinanza, lasciando una lettera in cui affermava:
"Mi sono ucciso per non dare la soddisfazione a chi di competenza di farmi ammazzare e farmi passare per venduto e principalmente per non mettere in pericolo la vita di mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita”. Per poi fare un chiaro riferimento alle motivazioni: "La chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani".
Mistero siciliano
Nel 2023, la trasmissione Report ha ripreso il caso, suggerendo che Lombardo potrebbe essere stato ucciso. Un ex carabiniere intervistato ha dichiarato che l'auto con il corpo del maresciallo non mostrava segni compatibili con un colpo di pistola e ha sollevato dubbi sulla posizione della mano con l'arma. Inoltre, sarebbero scomparse registrazioni delle conversazioni tra Lombardo e Badalamenti. La figlia del maresciallo ha riferito che la sera della morte alcuni carabinieri si presentarono in casa loro cercando documenti e che un medico militare somministrò a lei e a sua madre un'iniezione sedativa.
Nella trasmissione Non è l'Arena del febbraio 2023, i figli di Lombardo hanno raccontato che poco prima della sua morte il maresciallo avrebbe confidato ad Agnese Borsellino di essere vicino a scoprire la verità sulla morte del giudice.
Il pool di consulenti di parte cui si sono affidati i familiari del maresciallo Lombardo ha condotto un'analisi scientifica approfondita, escludendo con certezza che il proiettile che ha causato la morte della vittima possa essere stato sparato dall'arma in dotazione al maresciallo. Inoltre, la consulenza grafologica firmata dalla criminologa e grafologa forense Valentina Pierro sostiene che la lettera-testamento trovata accanto al corpo di Lombardo non sarebbe stata scritta dalla sua mano, ma da una persona che cercava di imitare la sua scrittura.
La famiglia del Maresciallo ha chiesto la riesumazione del corpo e la riapertura delle indagini per fare chiarezza sulla morte del padre, uno dei tanti misteri siciliani irrisolti.