Cinisi, la mafia e la rosticceria al “prezzo giusto”
Scritto da Francesco Cipriano
5 marzo 2025
Le indagini dei Carabinieri che lo scorso mese hanno portato in carcere 181 persone hanno fatto luce su un sistema di controllo esercitato da Umberto Ferrigno, arrestato con l’accusa di essere al vertice della famiglia mafiosa di Cinisi, anche negli aspetti apparentemente più marginali dell'economia locale come la fornitura di rosticceria tra i bar del paese.
Una vicenda che vede protagonisti due imprenditori che gestiscono le loro attività a Cinisi oltre al presunto boss e al suo sodale, intercettati mentre esercitavano la loro influenza anche sulla fornitura di rosticceria, di quella che ogni mattina affolla le vetrine dei bar.
Prezzo giusto
Nel dicembre 2022 Umberto Ferrigno accompagna un suo conoscente, che gestisce con il fratello un bar a Cinisi, a rifornirsi di rosticceria presso un altro bar che ha da poco cambiato gestione.
I Carabinieri intercettano il presunto boss mentre offre all’imprenditore la sua influenza:
“Bella rosticceria sai! Bella” dice Ferrigno al conoscente. “Se il prezzo è un poco in più dimmelo (...) se casomai è un poco al di sopra dimmelo che io te lo faccio calare, gli dico dagliela a prezzo giusto…”.
Lo sgarro
La fornitura di rosticceria tra i due bar prosegue per più di un anno fino a interrompersi, senza fornire spiegazioni, a febbraio 2024. Vicenda che verrà considerata un vero e proprio sgarro.
I Carabinieri intercettano una telefonata: l’imprenditore vicino a Ferrigno, che secondo la Procura riceverebbe protezione dal presunto boss, gli comunica che il fornitore ha smesso di vendergli la propria rosticceria.
“Minchia ci sono rimasto male, minchia non è venuto…” dice l’imprenditore.
“È stato un comportamento stupido, ma io già ho richiamato questo comportamento...e ho fatto un pazzo per questo comportamento” lo rassicura Ferrigno.
Poco dopo Ferrigno chiama l’imprenditore che ha commesso lo sgarro:
“Vedi che troppe brutte figure stiamo facendo, ma tu vero dici?” gli dice Ferrigno, per poi intimargli:
“Tu ci dovevi andare a chiarirti e a metterti d'accordo, ma fino a quando tu non ci vai tu ci devi mandare la rosticceria!”
Questione di puntiglio
Quando Ferrigno incontra Giuseppe Stanzione, che la Procura considera suo sodale, gli racconta quanto accaduto e insinua che la mancata fornitura di rosticceria potrebbe essere una ripicca nei confronti dell’imprenditore a lui vicino, accusato di aver ostacolato l’ottenimento della licenza di rivenditore di tabacchi per il bar del suo fornitore.
Secondo la Procura, quando Ferrigno racconta al sodale Stanzione il dialogo avuto con l’imprenditore accusato di sgarro, si evince il cosiddetto “principio di territorialità” tipico di Cosa Nostra.
L’imprenditore infatti non è originario di Cinisi, ma di un altro centro della provincia.
Ferrigno racconta di avergli detto:
“Ma dove ti senti? Vedi che qua a Cinisi sei! Che minchia di cervello hai!?”
E poi, rivolgendosi a Stanzione, sembra decretare il destino dell’imprenditore colpevole di aver sgarrato:
“Lo faccio chiudere” dice Ferrigno.
“Ma facci buttare il sangue” risponde Stanzione.
“Questa è una questione di puntiglio” conclude Ferrigno.
Ultimatum
In una successiva telefonata tra Ferrigno e una dipendente del bar “incriminato”, il presunto boss sembrerebbe proprio lanciare un ultimatum, ribadendo il “principio di territorialità”:
“Io ti posso dire che gli do tempo una settimana perché se la vedono loro quello che devono fare...perché gli ho detto "Vedi che qua sei da un'altra parte non sei nel paese da te"
E ancora:
“Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso perché ora hanno chiuso...se lui non sistema le cose ha chiuso… Gli ho detto "Io vi voglio bene...però non giocate...non mi toccate il polso perché vedete che divento un selvaggio”…”
“Le cose corrette per come si fanno”
In un’altra telefonata intercettata tra Ferrigno e la dipendente del bar, i Carabinieri scoprono com’è andata a finire la vicenda: il presunto boss avrebbe ottenuto le scuse dell’imprenditore che avrebbe quindi ripreso a rifornire l’altro bar di rosticceria (“A prezzi ancora più vantagiosi”, secondo la Procura di Palermo).
Diceva Ferrigno al telefono:
“Oggi io l'ho portato là gli ho fatto chiedere scusa, (...) mi ha chiesto scusa...gli ho detto "non c'è bisogno di niente dovete appattare tutte le situazioni e dovete fare le cose corrette per come si fanno".
Le cose corrette per come si fanno, al prezzo giusto, senza far fare brutte figure. Pena la chiusura.