Iene, sciacalli e cani di mannara: a Cinisi un pestaggio costa 10.000 euro


Scritto da Francesco Cipriano

13 marzo 2025


Chissà cosa Tomasi di Lampedusa avrebbe fatto dire al Gattopardo, a proposito di questa vicenda che tanto racconta di certe dinamiche e della visione (e divisione) classista in seno alla criminalità.

10.000 euro per una spedizione punitiva: sarebbe questa la tariffa di mercato che si può pagare a chi si occupa di affari del genere.

È quanto emerge dall’inchiesta condotta dai Carabinieri che lo scorso mese ha portato in carcere 181 persone legate a Cosa Nostra tra Palermo e provincia. 

Una bella passata di bastonate

È la fine di novembre 2022 quando gli inquirenti intercettano un dialogo tra Emanuele Bommarito, arrestato con l’accusa di far parte della famiglia di Cinisi, e Umberto Ferrigno, ritenuto al vertice del clan. 

I due si trovano nell’auto di Ferrigno quando Bommarito propone al presunto boss un affare: un soggetto non menzionato lo avrebbe incaricato di eseguire una spedizione punitiva con la promessa di pagare 10.000 euro per il servizio

“Quello diecimila euro mi da, Umbè! Diecimila euro mi da.. se io gli scanno a quello” dice Bommarito a Ferrigno. “Minchia me li ha fatti vedere...la busta mi ha fatto vedere.. "se voi altri" dice "lo scannate" dice "qua ci sono i soldi, te li porto posto a casa io" .. fino a ieri sera piangeva, e io mi macinavo il cervello ho detto:"ma lo devo andare ad ammazzare io.. io solo?" .. ho i messaggi qua, Umbè, che mi dice quel ragazzo dice "non ti preoccupare, qualsiasi co.. io vi riempio di soldi fino ad agosto, voi potete stare quieti." E io avevo pensato ho detto:"ora gli faccio dare una bella passata di bastonate e gli faccio il regalo a Umberto e allo zio Pinuzzu" .. pure che io non mi prendo niente, Umbè, pure che io non mi prendevo niente, hai capito? Non me ne fotteva niente a me, dei soldi a me non mi interessava”.

Saggezza mafiosa

Umberto Ferrigno però sembra titubante. Non tanto per il pestaggio, quanto per il rischio che la persona da pestare possa godere della protezione di qualche amico. La Procura la definisce “saggezza mafiosa”. 

Risponde infatti Ferrigno:

“No, vai a fare brutti discorsi perché un domani quando che lui se ne va da qualche parte (…) ormai.. ormai le persone, pure il più cretino, haaaa.. ha i suoi amici e se viene qualcuno e dice: "Umbè, ma perché gli hai fatto dare bastonate?" .. che gli devo dire? Cioè fai una figura.. per i soldi? (...) fai figure brutte, capito? I soldi.. (...)ma lo vengono a sapere chi è che lo ha organizzato perché.. niente fai che niente si sa..


Scrive a proposito la Procura: 

“Dalle risposte del Ferrigno emergeva la sua saggezza mafiosa. Da un lato conoscendo come vanno le cose non poteva escludere che la persona da pestare potesse avere le sue protezioni. Dall’altro specificava che l’intervento violento di Cosa nostra aveva bisogno di una causa condivisibile dalla consorteria, e non poteva essere giustificata solo dal denaro”.

Cani di mannara

Ma Bommarito insiste arrivando alla piaggeria, come scrive la Procura, e propone di affidare l’incarico non a uomini d’onore, ma a criminali di scarso spessore che vengono definiti cani di mannara.

“Due cani di mannara non l'abbiamo?” chiede Bommarito. 

“Ci sono i cani di mannara...” conferma Ferrigno. 

“Pure che gli diamo trecento euro ciascuno e si comprano loro quello che si devono andare a comprare…” dice Bommarito. “Fretta non ce n'è Umbè, io fretta non ne ho e neanche ne hanno loro.. le cose giuste questo.. però minchia io non appena ho visto questo malloppo lo sai, fratello mio (...) "nervo" ho detto "di questi tempi…".

Scrive ancora la Procura: 

“Dopo che Bommarito era passato dall’insistenza alla piaggeria nei confronti di Ferrigno, quest’ultimo lasciava aperta una possibilità di autorizzare il pestaggio”.

“Lo troviamo qualche scafazzato… “ risponde quindi Ferrigno “però andiamo a brutti discorsi.. se c'è qualcuno che si intromette e lui va a chiamare a qualcuno…”.

“A chi deve chiamare che ba...ti dico che è stupido…” gli risponde Bommarito. 

Due buffazze

Una settimana dopo gli inquirenti captano un’ulteriore conversazione tra i due. Dal tenore del dialogo non si riesce a capire se invece di un pestaggio cruento vi sia stato un “avvertimento” accompagnato da un paio di schiaffi, o se invece Bommarito cerchi di ingannare il committente facendosi pagare per un servizio mai veramente effettuato. 

“Senti a me, quanto gli devo dire a mio figlioccio?” chiede Bommarito a Ferrigno “Di soldi! Io gli dico "apposta" e faccio finta che gli dico "io glieli ho mandati e gli hanno dato due "buffazze" e se ne sono andati", perché lui mi ha detto dice: "pure due "buffazze" e se ne vanno"; ma tu pensi che lui si va a informare UMBE'? ma con chi si deve informare? Con lui non si ci parla, con questo di qua, gli dico: "il lavoro è stato terminato!" no, no, vabbè ma lui non è che è scemo che gli va dire alla sua fidanzata che gli hanno dato "due buffazze".

Infine, secondo la Procura, Bommarito propone di dividere la somma con Giuseppe Stanzione, sodale di Ferrigno arrestato con la stessa accusa, anche se non è direttamente coinvolto nella vicenda. 

“Non lo so gli vogliamo fare il regalo pure a lui? Glielo facciamo! (...) Perché quel cristiano se lo merita.. che c'entra!” conclude Bommarito. 


Il sale della terra

Scrive ancora la Procura: 

“Lo sviluppo della pianificazione dell’intimidazione in esame si inquadra in un comportamento tipicamente mafioso, in cui il soggetto investito di maggiore autorità, Ferrigno, ha soppesato la possibilità di intervenire per poi autorizzare l’intimidazione, con modalità non particolarmente cruente, mentre i proventi della commissione accettata dalla consorteria, vengono ripartiti tra gli appartenenti”

Dalle indagini di Carabinieri e Procura emerge un quadro inquietante: a Cinisi come negli altri comuni del comprensorio persistono dinamiche tipicamente mafiose.  

Vi sono soggetti disposti a pagare 10.000 euro per un pestaggio.

Ve ne sono altri pronti a occuparsi della vicenda proponendo l’affare ai presunti capi della famiglia mafiosa e disposti a rinunciare a qualsiasi compenso per rispetto.

Vi sono cani di mannara e scafazzati disposti (per fame, disperazione o mentalità?) a farsi pagare la misera cifra di 300 euro per fare del male a qualcuno. 

E infine c’è chi avrebbe incassato la maggior parte del denaro solamente per aver autorizzato la spedizione punitiva. 

Tutti che si credono il sale della terra di Sicilia: sciacalli, iene, pecore e cani di mannara.


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